WhatsApp Image 2020 06 29 at 15.53.15

Garantire la sicurezza alimentare: l’impegno dell’AICS a Cuba

Uno degli aspetti più immediati e preoccupanti della pandemia a Cuba è la situazione della sicurezza alimentare nel Paese. Per questo motivo, il Governo di Cuba ha più volte espresso l'importanza di intervenire su questo tema, che è considerato una questione di sicurezza nazionale.

Tra le misure previste per raggiungere la sua sovranità alimentare di fronte all'impatto di Covid-19, il governo ha identificato la produzione di cibo come priorità. L'emergenza sanitaria ed economica causata dalla pandemia, ha messo al centro dell'attenzione del Ministero dell'Agricoltura (Minag) l'attuazione di nuove azioni per promuovere la semina, la raccolta e la commercializzazione di prodotti agricoli. Nell'ambito del piano per affrontare la pandemia, il MINAG sta attuando una serie di misure di emergenza per garantire il funzionamento dei suoi vari sistemi produttivi, con particolare attenzione al programma di "autosostentamento locale".

In questo contesto, la strategia dell'AICS rientra nel piano d'azione del governo cubano, con particolare attenzione all'importanza di garantire l'autosostentamento locale locale nelle zone rurali. Molte delle iniziative attualmente in corso, così come la maggior parte delle azioni previste, sono state parzialmente riorientate e adattate alla luce delle nuove esigenze causate dalla pandemia.

Nell'ambito del programma MásCafé, l'azione dell'AICS nella cooperativa "Sexta Cumbre" nel municipio di Tercer Frente nell'Oriente di Cuba mira a contribuire alla sicurezza alimentare del Paese. Grazie al lavoro congiunto con GAF, INAF e cooperative statali, in più di 15 vivai la produzione di caffè è stata integrata con la produzione di ortaggi a ciclo breve, che permetterà alle comunità locali di beneficiare presto di prodotti destinati al consumo locale e nazionale.

 

WhatsApp Image 2020 07 06 at 11.08.56

Firma dei Termini di Riferimento del progetto “Habana del Este”

CEDEL e COSPE hanno firmato la scorsa settimana i Termini di Riferimento approvati dal Ministero del Commercio Estero e degli Investimenti Esteri (MINCEX). L'approvazione dei termini da parte del MINCEX e la sua successiva firma permetterà l'avvio dell'iniziativa "Trasformazione Integrale del Municipio di Habana Del Este: un percorso per lo sviluppo inclusivo e sostenibile del territorio", che si propone di contribuire allo sviluppo integrale, inclusivo e sostenibile del municipio, rafforzando le capacità tecniche della gestione municipale in tre assi tematici: pianificazione territoriale integrata, attenzione all'ambiente e gestione sostenibile del patrimonio naturale e culturale.

indigenas

Come avanza l’esecuzione del Capitolo Etnico degli Accordi di Pace in Colombia?

Al termine di un lungo processo di richiesta da parte delle comunità etniche di far sentire la propria voce e valere i propri diritti nell’ambito della costruzione della pace in Colombia, le organizzazioni indigene e afro-colombiane – rappresentate dalla Commissione Etnica per la Pace e la Difesa dei Diritti Territoriali – hanno potuto partecipare ai tavoli di negoziazione di pace a L’Avana per negoziare l’ultimo punto dell’Accordo Finale per una Pace Stabile e Durevole.

In quell’occasione, è stata quindi accordata l’integrazione dell’approccio etnico e la creazione giuridica dell’Istanza Speciale di Alto Livello con le Popolazioni Etniche (IEANPE), istituita per garantire l’attuazione del capitolo etnico, ed elaborato il percorso di monitoraggio al Piano Quadro di Esecuzione che comprende 37 obiettivi e 98 indicatori sul tema etnico.

Tuttavia, sinora non è stato registrato un avanzamento significativo nell’esecuzione del capitolo etnico e, al contrario, si nota regressività nei diritti delle comunità etniche e afro-colombiane, specialmente nei municipi PDET (Programmi di Sviluppo con Approccio Territoriale), dove il 51% di questi territori sono abitati da indigeni e l’81% da comunità afro-colombiane, secondo la Comunità Akubadaura – organizzazione che esegue il monitoraggio della realizzazione del capitolo etnico degli Accordi di Pace.

Dalla firma dell’Accordo nel 2016, circa 200 indigeni sono stati assassinati. In data 5 giugno 2020 si registravano 706 casi di contagio di COVID19, dei quali 25 sono deceduti per mancanza di assistenza opportuna e di consegna di elementi di bio-sicurezza, secondo quanto riportato da organizzazioni indigene. Dati del Governo colombiano mostrano che la “povertà multidimensionale delle popolazioni indigene è 2,5 volte più alta del totale nazionale e quella delle popolazioni e comunità afro-discendenti 1,5 volte più alta. Per entrambe le popolazioni gli svantaggi maggiori si registrano in materia di educazione, salute e accesso a servizi di prima infanzia, alloggi, acquedotti e rete fognaria”, secondo il Rapporto sulla Giustizia Redistributiva e i Popoli Etnici della Comunità di Giuristi Akubadaura.

Nello stesso documento si segnala che tra il 2010 e il 2019 “il Governo nazionale ha sottoscritto 1.582 accordi con le popolazioni indigene nell’ambito del Tavolo Permanente di Concertazione, molti dei quali fanno parte di politiche pubbliche che hanno una percentuale di esecuzione in media del 3,9%, evidenziando un’inosservanza sistematica di alcuni degli accordi promossi dall’Esecutivo stesso.

La Comunità Akubadaura ha identificato difficoltà e proposte per l’attuazione del Capitolo Etnico degli Accordi di Pace in 3 aree principali: partecipazione orizzontale ed effettiva nell’esecuzione degli accordi, per ovviare alla mancanza di consultazione con la popolazione indigena nella formulazione di progetti di legge e politiche pubbliche; un budget con approccio etnico per la pace, considerando la riduzione del 17% delle risorse destinate alla dotazione di terre sofferta dalle popolazioni indigene tra il 2015 e il 2018 e le risorse limitate (0,05%) del Budget Generale della Nazione con approccio differenziale; e la promozione di una politica di non stigmatizzazione e sicurezza per i leader indigeni e afro-discendenti e le loro comunità, per combattere gli omicidi di leader che conducono processi di difesa e protezione territoriale e dei promotori della sostituzione delle coltivazioni illecite.

Per maggiori informazioni consulta il report della Comunità Akubadaura: http://akubadaura.org/colombia-nacion-multietnica-y-pluricultural-que-ignora-el-enfoque-etnico/

“Por un abrazo” – messaggio di solidarietà e fratellanza

Artisti cubani, italiani e spagnoli si uniscono per cantare in omaggio alla brigata medica cubana Henry Reeves, che ha aiutato più di 21 paesi nella lotta contro COVID19. Nel nostro Paese, due brigate di oltre 50 operatori sanitari hanno aiutato l'Italia a superare la difficile sfida posta dalla pandemia.
Ecco un messaggio di solidarietà e di umanità, oltre che di gratitudine, per un gesto che passerà alla storia.

*Interpreti cubani: Issac Delgado, Haila, Waldo Mendoza, Israel Rojas (Buena Fe), Jorge Robaina (Karamba), Luis Franco, Rosalba Aguilera, Pepe López, Andrés Correa Borges, Proyecto Infantil Vivirás Feliz.

*Interpreti italiani: Andrea Skizzo, Giancarlo Pioli (El Rubio loco), I Nomadi.

*Interpreti spagnoli: Carlos Torres

Film: Alexis Oliva Sello: EGREM

 

WhatsApp Image 2020 06 18 at 12.58.25

COVID e sicurezza alimentare: continua la produzione di ortaggi a ciclo breve

COVID e sicurezza alimentare: continua la produzione di ortaggi a ciclo breve

Continua l’impegno nella conversione temporanea dei vivai con focus di genere per la risposta all’ emergenza causata dal Covid -19

WhatsApp Image 2020 06 18 at 12.58.25 1

Grazie ai progetti Más Café, nella cooperativa “Sexta Cumbre” del municipio Tercer Frente, nell’Oriente di Cuba, continua il lavoro coordinato di AICS, GAF, INAF e cooperative locali coinvolte nel progetto  per rispondere al problema della sicurezza alimentare causato dalla pandemia. In oltre 15 vivai dotati di sistemi di irrigazione forniti alle cooperative,  si è integrata la produzione di caffè con produzione di ortaggi a ciclo corto, che permetteranno alle comunità locali di beneficiare presto di prodotti destinati al consumo locale e nazionale.

La strategia di AICS rientra nel piano d’azione del governo Cubano, che ha indicato la sicurezza alimentare come proprirità, in particolare l’importanza di garantire l’autosostentamento locale nelle zone rurali.

DSCN0998

La nostra risposta al COVID: produzione di ortaggi a ciclo corto nell’Oriente di Cuba

La nostra risposta al COVID: produzione di ortaggi a ciclo corto nell'Oriente di Cuba

La Cooperazione Italiana sta collaborando con il governo Cubano per far fronte all’emergenza Covid19. Molte delle iniziative attualmente in corso, così come gran parte delle azioni in programmazione, sono state parzialmente  ri-orientate e adattate alla luce delle nuove esigenze causate dalla pandemia. In
collaborazione con i partner e le autorità locali e coerentemente a quanto definito dai piani d’azione  
del
governo Cubano, 
gli interventi di AICS sono orientati soprattutto in supporto alla sicurezza alimentare, specialmente nell’autosostentamento municipale, in particolare nelle zone rurali.

Nell’ambito del programma MásCafé, nell’Oriente di Cuba, l’azione di AICS, in stretta collaborazione con le
imprese statali e le cooperative coinvolte nel progetto, ha permesso un’immediata operatività nella risposta concreta alle necessitìà della popolazione. Sono già iniziati i lavori per una trasformazione parziale dei vivai 
forniti ad alcune cooperative, già dotati di sistemi di irrigazione, per permettere una produzione di colture a ciclo breve, oltre alle plantule di caffè e di alberi da frutto.

 

Tra le attività future, è ipotizzata anche la distribuzione ai bambini nelle scuole comunali e agli anziani di prodotti alimentari e la creazione di orti scolastici.

IMG 20200608 WA0009
Nella foto un esempio di uno dei 15 vivai di caffé già convertiti alla produzione di ortaggi nel Municipio di Tercer Frente - Cooperativa Antonio Guiteras - dove è stata integrata la produzione di ortaggi a ciclo corto. Le comunità locali potranno presto beneficiare di prodotti destinati al consumo locale e nazionale come melanzane, lattuga, barbabietola e altri ortaggi.
DSCN0998

Nella foto, un vivao di piantine di caffé nel 2019. Nel video, lo stesso vivaio destinato alla produzione di lattuga e zucca. 

Il Covid-19 e la sicurezza alimentare: prospettive cubane

52 J71A3447

La monocoltura della canna da zucchero arrivò a Cuba nel 1535 da Santo Domingo (allora Hispaniola) dove Cristoforo Colombo l’aveva introdotta nel suo secondo viaggio. Fin dall’epoca coloniale, gli spagnoli importavano cibo per i loro schiavi a Cuba per non distoglierli dal loro compito principale, la produzione di canna da zucchero.

Nemmeno la rivoluzione è riuscita a sfuggire alla maledizione della canna da zucchero, della monocoltura. Fino agli anni ’90, lo zucchero era il principale prodotto di esportazione di Cuba e rappresentava il 70% del commercio con l’URSS. Dopo la scomparsa del blocco socialista, la produzione di zucchero è scesa da 7,5 milioni di tonnellate a meno della metà. Ancora oggi, almeno prima della crisi del coronavirus, il pollo  distribuito alla popolazione tramite la “libreta”(ovvero il sussidio statale) proviene dagli Stati Uniti e viene pagato in contanti tramite la Bank of Canada, una delle poche entità bancarie internazionali rimaste a Cuba. Ad oggi, il paese importa 1,65 miliardi di dollari in cibo per la popolazione e, con l’inasprimento del “bloqueo” (l’embargo imposto dagli Stati Uniti che dura da più di 60 anni) da parte dell’amministrazone Trump e lo scoppio della pandemia globlale, la sicurezza alimentare assume un’importanza vitale. In particolare è da considerare l’impatto disastroso del covid su una delle principali fonti di reddito dell’economia cubana: il turismo, che si trova totalmente paralizzato. Il settore, già in crisi prima dello scoppio della pandemia, nel 2018 aveva generato ingressi per 3.700 milioni di dollari, mentre nel 2019 le cifre si sono abbassate a 2,184 milioni.

Secondo i dati ufficiali di Cuba, più dell’80% degli alberghi dell’isola sono chiusi e i dipendenti sono stati rimandati a casa. Da non  sottovalutare inoltre  l’impatto  della  crisi  sul  sistema  produttivo  interno  – soprattutto agroindustriale ‐  che, in larga parte dipendente dalle importazioni e focalizzato ad erogare beni e servizi al settore turistico, dovrà sopperire alle necessità della popolazione.

Nell’ambito del piano per affrontare la pandemia COVID-19 a Cuba, il Ministero dell’Agricoltura (Minag) sta attuando una serie di misure di emergenza per garantire il funzionamento dei suoi vari sistemi di produzione, con particolare attenzione al programma di “auto-abastecimiento municipal”, l’autosostentamento locale.

Di fronte alla sfida posta attualmente alla produzione alimentare per il consumo nazionale nel bel mezzo della situazione epidemiologica del paese, il ministro dell’Agricoltura, Gustavo Rodríguez Rollero, ha invitato il sistema agricolo e forestale cubano ad aumentare la semina, la produzione e lo stoccaggio dei prodotti più richiesti nella rete dei mercati agricoli dell’isola.

La strategia identificata da Cuba per rispondere al problema della sicurezza alimentare posto dal coronavirus include vari aspetti interessanti. In primo luogo, è il modo più economico per produrre cibo: la popolazione può acquistarlo dove viene coltivato, o in alternativa può essere spostato a breve distanza con un consumo minimo di carburante.

Altri aspetti molto importanti di questa strategia sono che non richiede l’importazione o l’uso massivo di pesticidi o fertilizzanti, consente l’utilizzo di spazi improduttivi, inutilizzati o sottoutilizzati e, inoltre, garantisce l’occupazione a un numero elevato di lavoratori, tra cui donne e giovani.

 

Tutto ciò la rende un’alternativa realistica e sostenibile per contribuire alla sovranità alimentare e nutrizionale della popolazione in una situazione senza precedenti.

mascafe5
thumbnail 10 pesca tilapia

Oltre alla risposta immediata alla sfida posta dal coronavirus, però, è necessario anche cominciare a pensare a misure più radicali per affrontare le radici di questa crisi a livello globale. La sicurezza alimentare è un problema mondiale; basti pensare che solo in America Latina, secondo il report SOFI 2019 (State of Food Security and Nutrition in the World) la fame sta aumentando e affligge circa 42.5 milioni di persone, il 6.5 per cento della popolazione della regione. In particolare, risulta evidente la necessità di un sistema alimentare più resistente e sostenibile che metta meno stress al pianeta e alla salute pubblica.

 

Il COVID19 ha messo in evidenza le fragilità degli attuali sistemi alimentari: i sistemi di trasporto e di distribuzione, ad esempio, possono essere interrotti da misure di controllo come l’isolamento e le restrizioni all’interazione sociale; la ridotta disponibilità di manodopera agricola, come conseguenza delle restrizioni alla migrazione e alla mobilità, rappresenta una minaccia ai raccolti agricoli. Allo stesso tempo, le sicurezze alimentari nazionali rischiano di essere ulteriormente compromesse dalle restrizioni al commercio e alle esportazioni, che potrebbero essere particolarmente dannose per i Paesi importatori di prodotti alimentari come Cuba. Un’altra caratteristica dannosa dell’attuale modello industriale è che sta emarginando i produttori più piccoli che vengono inghiottiti dai grandi produttori che mirano a spendere meno e a produrre di più, con il risultato di una genetica monotona che privilegia tali aspetti a scapito della diversità, del gusto, della salute, della qualità. 

Politiche pubbliche che promuovano sostenibilità ed ecologia sono essenziali per incoraggiare cambiamenti in questo modello di produzione, che a loro volta contribuirebbero alla sovranità alimentare. Tali politiche devono concentrarsi su sistemi agricoli resilienti e poli produttivi e filiere produttive adattabili a situazioni di emergenza.

In questo senso, assumono un ruolo chiave i piccoli agricoltori e le agricolture locali e nazionali. La maggior parte degli agricoltori, specialmente nei paesi a basso reddito, sebbene coltivi il proprio cibo, ha un accesso inadeguato ai fattori di produzione e ai beni, e di conseguenza se la cava con una dieta ristretta che soddisfa a malapena le esigenze della famiglia. Per quelli che producono regolarmente eccedenze, le scarse informazioni e il basso potere contrattuale spesso limitano i profitti che sono in grado di generare – e la riduzione del reddito, a sua volta, rende più difficile diversificare e migliorare la loro dieta. Questo lascia le popolazioni rurali particolarmente vulnerabili agli shock, come quello dell’attuale pandemia.

Allo stesso tempo, però, nella situazione causata dal COVID-19, i piccoli agricoltori possono rappresentare la soluzione: essi infatti servono soprattutto i mercati nazionali, il che li rende particolarmente importanti nei momenti in cui il commercio è compromesso. In particolare, il loro coinvolgimento nei mercati a livello locale significa che sono ben posizionati per continuare a fornire cibo in situazioni in cui la crisi COVID-19 ha creato complessi problemi logistici e di trasporto.

Anche in Italia è emersa una tendenza interessante in questo periodo difficile: c’è stata una riscoperta degli alimenti locali, il km 0, la filiera corta e il made in Italy, complice anche la volontà di sostenere le produzioni nazionali. Sembra che in queste settimane gli italiani in circa il 50% dei casi abbiano riempito il carrello di cibo sano e di qualità, considerando nelle loro scelte anche fattori come la sostenibilità nelle produzioni o il packaging.

Le crisi sono opportunità di cambiamento. Dovremmo cogliere questa sfida come un’opportunità per mostrare come un’agricoltura diversificata e sostenibile sia parte essenziale del tessuto sociale: un’agricoltura seguita da un’economia “post-Coronavirus” che si mostri più solidale, più autonoma e più ecologica che garantisca un sistema alimentare resiliente, parte indispensabile di un miglior mondo post-COVID-19.

Conferenza Internazionale dei Donanti in solidarietà con i migranti e rifugiati venezuelani

La Conferenza Internazionale dei Donanti in solidarietà con i migranti e rifugiati venezuelani, organizzata dall’Unione Europea e il governo spagnolo con il supporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM), si è svolta lo scorso 26 maggio in modalità virtuale con la partecipazione di più di 60 paesi. Come annunciato alla fine della riunione, i fondi totali raccolti dai governi e gli istituti bancari presenti (Banca Mondiale, Banca Europea per gli Investimenti, Banca Inter-americana di Sviluppo) sono stati 2.54 miliardi di euro, di cui 595 milioni di euro a dono, sotto forma di contributi flessibili e che potrebbero comunque subire modificazione in aumento o in diminuzione nelle prossime settimane, bilaterali o multi-bilaterali, diretti al Venezuela o ai paesi della regione più colpiti dalla crisi migratoria, principalmente Colombia, Perù, Ecuador e Brasile.

rts3937j 635x357 1

Di fatto, secondo le proiezioni per il 2020 la Colombia arriverà ad accogliere 2,5 milioni (rispetto ai 1,8 milioni attuali) e l’America Latina in generale circa 5,8 milioni di migranti venezuelani. Il Perù accoglie attualmente 870.000 migranti dal Venezuela, il Cile 1.5 milione di persone di cui 500.000 venezuelani, l’Ecuador ha sperimentato un transito di 2 milioni di venezuelani che sono rimasti (400.000) o hanno raggiunto altri destini ed infine il Brasile accoglie 260.000 migranti e rifugiati venezuelani. Tutti i paesi menzionati hanno sottolineato che la situazione di vulnerabilità economica e sociale (ad eccetto del Cile che ha chiesto di essere considerato come paese ricettore di progetti di cooperazione nonostante il proprio livello di sviluppo) in cui si trovano è stata ulteriormente esacerbata dalla pandemia del COVID19 e che è necessario rafforzare i sistemi sanitari nazionali per poter fronteggiare la crisi e favorire l’inclusione dei migranti.

download

 

Molti paesi hanno insistito sulla necessità di iniziare a realizzare investimenti consistenti sia in ambito umanitario che in quello dello sviluppo all’interno del Venezuela per cercare di alleggerire la situazione socio economica che vivono molte città e comunità rurali all’interno del Paese.

L’Italia, rappresentata dalla Vice Ministra Del Re durante la conferenza, contribuirà con 3 milioni di euro addizionali per il 2020 da destinare all’RMRP a valere su fondi DGCS e DGIT a favore di organizzazioni internazionali umanitarie che verranno selezionate nelle prossime settimane. La Vice Ministra ha espresso solidarietà e vicinanza nei confronti dei paesi di accoglienza, rimarcando l’impegno italiano nella crisi venezuelana ed esprimendo la necessità di adottare soluzioni a lungo termine per la crisi politica e istituzionale in Venezuela.

Captura

La solidarietà salva la vita

La solidarietà salva la vita

Stiamo vivendo una momento storico unico, un momento difficile che ha scatenato una crisi internazionale con conseguenze imprevedibili. La pandemia globale, che sta affliggendo l’umanità intera sotto tutti gli aspetti, non conosce confini e non fa distinzione tra nazioni, religioni o livelli di benessere. Allo stesso modo, per rivelarsi efficace, la risposta non deve conoscere nessun limite. In questo momento difficile, gli imperativi per una risposta multilaterale ed inclusiva sono umanità, cooperazione e solidarietà. Il virus non conosce frontiere, tutti, in ogni luogo del pianeta, devono essere coinvolti nella lotta contro questa nuova minaccia.

Sono molte le iniziative intraprese da vari governi che, con spirito di solidarietà e cooperazione, contribuiscono a mitigare gli effetti del virus e limitare le conseguenze nei paesi più colpiti, oltre che a lavorare insieme per trovare un vaccino. Cuba ha inviato 23 brigate mediche in 22 paesi, vari stati hanno inviato materiale medico ad altri più in difficoltà e, sotto la leadership della Commissione Europea, sono stati stanziati oltre 8 miliardi i dollari per la risposta globale al coronavirus. Lo spirito di solidarietà è emerso non solo nella iniziative a livello statale, ma cittadini di ogni parte del mondo hanno dimostrato in vari modi umanità e responsabilità sociale.

Il COVID19 è un test unico che va affrontato a livello globale: la solidarietà mostrata nel campo della salute deve essere seguita da una solidarietà economica, sociale e ambientale che si concentri sui gruppi più vulnerabili e non lasci nessuno indietro.

In questo senso, che cosa può fare e cosa sta facendo la sede di AICS de la Avana? La pandemia ha messo in evidenza la stretta relazione tra salute umana, ambiente ed economia. Le iniziative nei nostri tre settori di intervento prioritari mirano a dare una risposta integrale per affrontare le cause profonde di fragilità e vulnerabilità emerse in seguito alle restrizioni al movimento di persone e al commercio. In particolare, le limitazioni hanno avuto un effetto devastante per l’accesso agli alimenti soprattutto nei gruppi più vulnerabili, mettendo in evidenza la fragilità di un sistema alimentare globalizzato.  Promuovendo lo sviluppo territoriale e sistemi agroalimentari sostenibili, orientiamo le nostre azioni all’aumento della resilienza e della sicurezza alimentare, rafforzando la partecipazione di donne e giovani, fomentando l’autogestione dei territori e la produzione e commercializzazione a livello locale, rispettando l’ambiente e la natura,. Ci concentriamo sul potenziale dell’economia locale e solidale, utilizzando tecniche sostenibili, promuovendo una gestione inclusiva con un focus sulla sostenibilità. Alla luce della situazione causata dal coronovirus, continueremo e rafforzeremo le nostre attività in questo senso.

Nella lotta al coronovirus, abbiamo una opzione che riteniamo efficace per vincere la pandemia: cooperazione e solidarietà. Il nostro è un destino comune e avremo la meglio solo rimanendo uniti.

La solidarietà salva la vita: il nostro messaggio, la nostra speranza, il nostro impegno.

#LaSolidaridadSalvaVidas #UnitedAgainstCoronavirus

Monochrome Skater Photo Collage 4